NONNO RACCONTAMI DI QUANDO ERA SAN MARTIN

Famiglia Furlanetto Cesare 1952
La famiglia di Cesare Furlanetto nel 1952

Caro nipote mio, un tempo, quando la nostra, come tante altre famiglie di allora, erano famiglie della terra, a San Martino, ogni tanti anni, era tempo di partire. Sì, di partire!

Guarda, ti mostro una cosa. È una foto di tuo bis, bis nonno Cesare con tutta la sua adorata famiglia: la moglie Elisabetta (per tutti noi nipoti Bettina) e i sette figli: Rina, Rino (tuo bisnonno), Renzo, Roberto, Rodolfo e Rosi. Visto che fantasia avevano i tuoi bis, bis nonni? Tutti con la erre.

Era il 1952 e la Famiglia Furlanetto – ramo detto dei Pasqual – si stava preparando ad una nuova partenza.

Un tempo, quando le famiglie aumentavano (e le bocche da sfamare pure), si lasciavano periodicamente le terre fino ad allora lavorate in mezzadria – troppo lungo spiegartelo ora cos’era e, di solito durante il periodo della festa di San Martino, si seguivano le stagioni ed altre terre.

Si faceva allora l’ultimo raccolto, di solito quello dell’uva, si dava una mano per preparare la terra per la stagione invernale per quel poco ma prezioso che ti poteva dare e poi ci si preparava.

Da lì a poco, alcuni rami della famiglia sarebbero rimasti là, a Grisolera (oggi Eraclea), mentre altri avrebbero lasciato la casa colonica, vissuta fino ad allora in chiassosa numerosa comunità coi fratelli di nonno già sposati in casa col papà (tuo bis, bis, bis, bis nonno Giuseppe – spero di aver detto giusto!), i figli e le figlie ancora da sposare e tanti, tantissimi cugini.

Alcuni, sarebbero partiti per il Brasile e altri – come accadde per nonno Cesare, un fratello, Artidoro, e il patriarca Giuseppe alla volta di Malcontenta. Lasciavamo così le sponde del Piave per andare sulle sponde di un altro fiume, sulle rive del Naviglio del Brenta a sud di Venezia. E anche oggi ci portiamo ancora il fiume dentro sai ma, se ricordi, lo abbiamo già raccontato in un’altra storia.

Dunque, quella sì era veramente l’occasione per chiamare un professionista per una foto, che allora sai era un po’ più complicato da fare. Le foto si scattavano solo nei momenti veramente importanti, da lasciare in ricordo a chi restava o a chi partiva forse per non rivedersi mai più.

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