
Io porto Venezia ero sinistra. Ero sinistra e lavoro. Ero sinistra come mio fratello il petrolchimico, ero sinistra come mia sorella del cantiere navale, ero sinistra come tutte le fabbriche dell’area industriale di Porto Marghera. Eravamo talmente tanto sinistra che c’erano sezioni di partito e sindacato così tanto numerose e piene di lavoratori che facevamo consiglieri comunali e provinciali e regionali, assessori e sindaci in tutti i comuni del circondario e pure parlamentari e determinavamo le scelte della città e del territorio. Poi? Poi ci abbandonarono perché abbandonarono il lavoro. Abbandonarono il porto e ancor prima il petrolchimico e prima ancora le fabbriche perché abbandonarono il diritto al lavoro di qualità ben retribuito per inseguire altri diritti e, proprio come le mode, nuove mode politiche, ognuno si ricavò il proprio nuovo diritto e il suo, sempre più piccolo orto, diviso e divisi su tutto, tranne che per quel paio di settimane che ogni anno ormai separano da qualche voto.